Inizio del nuovo anno scolastico. Speranze e paure di una generazione che sia apre ad un mondo in rapida evoluzione, in perenne transizione che modifica e piega certezze e tradizioni antiche. Accogliamo la riflessione di una giovane studentessa di una scuola di primo grado.
Ancora una volta l’estate volge al termine. Cosa lascia a noi giovani? Quali considerazioni o riflessioni? Molto spesso vagando per la città ascoltiamo persone discutere sulla nostra generazione, di quanto per loro sia “anormale”, cattiva ed egoista. Non voglio confondervi però, ognuno può, DEVE avere la sua idea, è essenziale; diciamo, però, che, per quanto ci riguarda, siamo abbastanza stanchi di queste considerazioni cosi poco argomentate e approfondite da parte degli adulti .
Sarà forse vero che questa generazione è egoista e cattiva, ma osserviamo mai quanto sia cambiato il mondo? Di quanta rabbia venga trasmessa e assorbita fino ad accumulare ansia e stress? Di quanto la perfezione valga più di qualsiasi altra cosa? Di come la bellezza esteriore sia molto più importante rispetto a quella interiore fino a seminare dubbi su noi stessi? Gli psicologi parlano di malessere sociale, ma sembra che gli adulti non vogliano capire. Loro hanno vissuto in una società in cui la prospettiva era quella di un mondo che sarebbe diventato più economicamente avanzato grazie allo sviluppo tecnologico degli anni ’80,più unito ed equilibrato grazie alla visione di una globalizzazione positiva, più pulito grazie al concetto di raccolta differenziata che in quegli anni cominciava ad essere teorizzato per poi diventare pratica civile.
Ebbene, noi ragazzi ci siamo ritrovati in un mondo in cui la globalizzazione anziché avvicinarci ha amplificato gli squilibri economici tra le diverse zone del mondo, lo sviluppo tecnologico ha permesso una maggiore velocità e facilità di comunicazione, ma ha impoverito sempre più il concetto e la capacità di relazione, il mondo che doveva esser pulito si è tramutato in una immagine di pianeta i cui dati denunciano purtroppo una condizione incontrovertibile. Come questo può non pesare come macigno sulla salute mentale di noi giovani, soprattutto di quei giovani la cui particolare sensibilità non consente di sorvolare su queste paure, ma le fa proprie fino a creare quel “ buco nero” di cui tanti parlano senza però riuscire a scorgerlo in tempo? E gli adulti di fronte a questo smarrimento, sono a loro volta, abitati dal terrore del futuro dei figli, delle prospettive professionali, dall’importanza della “efficienza scolastica”, trasformando tutto questo in quell’ansia da prestazione che è diventata oggi il motivo di malessere e di rabbia prevalente nei ragazzi.
Anche il semplice andare a scuola è qualcosa che mette sotto pressione, soprattutto per il voto che piano piano è diventato un’ossessione come a valutare quanto siamo capaci.
Scrivo queste riflessioni pensando a quanto sono piccola in mezzo a pensieri così grandi e difficili da definire. Una cosa però sento di consigliare ai nostri adulti: dare maggiore importanza a ciò che è al di fuori di un telefono, ascoltare le nostre idee e soprattutto stressarci meno , ascoltare la natura, vivere. Viviamo in un mondo in cui regna la velocità, camminiamo come treni anche nelle cose che ci capitano giornalmente abituandoci a non pensare più o a pensare troppo. Ed è allora che si sta male quando siamo su una delle due sponde ma mai al centro. Viviamola questa vita perché se nel 2024 siamo come il Freccia rossa in un futuro il riposo sarà vietato. Ogni generazione ha le sue difficoltà ed il male c’è e ci sarà sempre ma dopo l’inverno arriva sempre la primavera.