Succede in una notte

Succede che mentre sei al termine di una cena con esperti di bene comune e di dignità della persona ti piomba addosso la notizia dell’approvazione del decreto che blocca i trasferimenti in ingresso e uscita da quasi tutto il nord del paese e cominci a trasalire.

Succede allora che, quel “per favore stammi ad un metro di distanza” e “non stringo la mano a nessuno” che ti hanno ripetuto sino a quel momento come rispettose attuazioni di comportamenti preventivi del caso e percepiti come un triste barriera che ostacola le relazioni, passi in secondo piano.

Succede che anche l’attesa sotto una pioggia che cade copiosa su una fila di persone incolonnate“ ad un metro di distanza” per entrare in piccoli gruppi in una rassegna artistica, secondo le disposizioni  governative, anziché far ragionevolmente accomodare la gente nell’ ampio androne e poi regolare il flusso di ingesso in piccoli gruppi, passi anch’essa in secondo piano.

L’impatto con questa emergenza si manifesta in tutta la sua pienezza. Ora è necessario fare rapidamente una scelta a meno di trenta minuti alla mezzanotte, ora di attuazione del decreto. Occorre decidere se lasciare tecnici in quarantena in zona diventata rossa o se spostarli in zona non classificata in attesa di evoluzione, ma con il rischio di sottoporli a quarantena volontaria.  Decisione rapida  che comporta la sospensione di quel lavoro tanto desiderato e difeso. Quel lavoro per il quale si fanno scelte difficili e spesso in solitudine lontano dalla famiglia. Quale impatto comporta questa situazione di sospensione dei lavori? Interrogativo sul quale si giocano gli equilibri della salvaguardia del bene comune, del  diritto ad un lavoro giusto ed il rispetto della dignità della persona.

Succede allora che tanti ruoli, incarichi e responsabilità possono portare a personalismi sterili e incapaci di partorire una decisione responsabile, per bollare poi di irresponsabilità chi decide di assumere  una scelta.

La tensione è tanta amplificata dalla solitudine che spesso ti assale quando ci si trova fuori della tua città e dal tuo ambiente familiare. La solitudine sconfina nello sconforto quando sopraggiunge l’ordinanza della nostra presidenza regionale. Ora è chiaro. Bisogna decidere se far restare in quarantena i tecnici fuori di casa in un’area rossa o farli rientrare per essere obbligatoriamente posti in quarantena loro e le loro famiglie. E poi, vanno isolate e sanificate attrezzature e furgoni e non vanno contaminati mezzi  e attrezzature aziendali che non è proprio “un lavare accuratamente le mani”.

Succede allora che a supportare questo stato di smarrimento ti viene in soccorso il Salmo 8 “O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra…Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è l’uomo perché te ne ricordi, il figlio dell’uomo perché te ne curi? Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato: gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi”. Si riapre allora il credito di fiducia sull’uomo, sulle sue capacità, sulla sua intelligenza, sulla sua saggezza. Si torna allora a casa. Si fa attenzione ad ogni azione, si comunica il tutto e ci si mette in quarantena.

Succede tutto in una notte. Ma la notte è ormai breve. L’alba e già prossima. Il torpore ti prende. E’ bene riposarsi perché un nuovo viaggio in aeroporti semi deserti e aerei semi vuoti separa il ritorno a casa, da moglie figli, genitori e amici. E’ l’alba, ma l’angoscia e la paura sono ancora presenti. E allora succede che un messaggio WhatsApp riporti un “ritornati a casa!”: allora comprendi che il percorso ancora incerto e lungo avrà un’alba che cancellerà le tenebre della paura e della solitudine per riprendere una nuova vita più vera ed essenziale piena di relazioni ritrovate e rinnovate. La speranza è alla finestra.

Onofrio Losito

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